Mauro Pesce - Adriana Destro, «La lavanda dei piedi di Gv 13,1-20, il Romanzo di Esopo e i Saturnalia di Macrobio», Vol. 80 (1999) 240-249
The washing of the feet in John 13,1-20 is a ritual of inversion which transforms the ritual of receiving someone into one’s home, carried out by slaves and common to many cultures in the ancient world, into a ritual of admission to discipleship. Aesop’s Novel confirms that John 1,1-20 has to be set against the background of Graeco-Roman banqueting customs, especially as regards the slaves’ function and the use of the linen cloth (le/ntion) for washing feet. A parallel to the ritual of inversion in John 13 may be found in the feast of Saturnalia during which masters served their own slaves at table.
trova nè nel Nuovo Testamento nè nella LXX. Il testo del Romanzo di Esopo conferma che il termine proviene dal consueto linguaggio simposiale greco-romano, come già avevamo sostenuto nellarticolo del 199611; 3. usa il verbo perizw/nnumi che è molto simile al verbo diazw/nnumi usato da Gv 13,4; 4. parla delluso di cingersi con un panno di lino (le/ntion) per il lavaggio dei piedi (e questo è lunico caso parallelo trovato finora); 5. parla di un catino con lacqua come in Gv 13, 5, anche se il termine usato dal Vangelo di Giovanni (nipth/r) è diverso da quello del Romanzo di Esopo 61 (leka/nh).
Questo testo è di importanza rilevante per linterpretazione della lavanda dei piedi in Giovanni perchè conferma in modo indubitabile che Gv 13,1-20 va collocato sullo sfondo delle usanze greco-romane di accoglienza in casa e simposiali.
Il xitw//n, il catino, il le/ntion, il cingersi, il lavare i piedi sono oggetti o gesti normali e necessari del consueto rito di accoglienza ed è per questo che sono scelti da Giovanni e non per un loro presunto significato spirituale, separato da un preciso contesto culturale e sociale. Si tratta di un insieme di gesti inscindibili propri dellazione dello schiavo che lava i piedi allospite. Giovanni ha voluto dire che Gesù ha fatto proprio questo gesto degli schiavi. Qualsiasi interpretazione deve partire da questo dato. Ciò significa che il testo del Vangelo di Giovanni, nei suoi particolari e nel suo complesso, acquista senso solo nel contesto di quella cultura greco-romana di cui anche il giudaismo palestinese e della diaspora del I secolo faceva parte.
Ciò significa che Giovanni ha voluto risignificare uno dei gesti più diffusi nella società greco-romana dei suoi tempi. "Gesù utilizza un simbolo non religioso per rendere efficace non solo la comunicazione (si comprende solo ciò che si conosce e cui si partecipa) ma anche e soprattutto per rendere efficace e anzi possibile lo scopo etico-religioso che si propone la iniziazione dei discepoli. Gesù assume un simbolo dalla struttura sociale contemporanea, ponendo al centro un gesto ben noto e comprensibile nel quale si evidenziano e si riassumono tutti i ruoli di una società. Il gesto assunto come simbolo è però fondamentalmente criticato e rovesciato rispetto alluso comune. Non sono gli schiavi che devono lavare i piedi, ma i superiori. In altri termini, il redattore sceglie intenzionalmente di intervenire su una concezione culturale dello schiavo, comunemente accettata, ma la modifica. Propone che il modello da imitare non sia quello incentrato sulla funzione del padrone, ma quello imperniato sulla funzione dello schiavo. Lo schiavo produce salvezza, lo schiavo produce uguaglianza o meglio equa reciprocità. Si tratta di uniniziazione che non tende a confermare la struttura culturale, ma a proporre elementi nuovi per la creazione di una struttura comunitaria che non ripeta quella della società normale"12.