Mauro Pesce - Adriana Destro, «La lavanda dei piedi di Gv 13,1-20, il Romanzo di Esopo e i Saturnalia di Macrobio», Vol. 80 (1999) 240-249
The washing of the feet in John 13,1-20 is a ritual of inversion which transforms the ritual of receiving someone into one’s home, carried out by slaves and common to many cultures in the ancient world, into a ritual of admission to discipleship. Aesop’s Novel confirms that John 1,1-20 has to be set against the background of Graeco-Roman banqueting customs, especially as regards the slaves’ function and the use of the linen cloth (le/ntion) for washing feet. A parallel to the ritual of inversion in John 13 may be found in the feast of Saturnalia during which masters served their own slaves at table.
2. Il romanzo di Esopo e la lavanda dei piedi in Gv 13
Grazie a una recente traduzione italiana, pubblicata nel luglio del 19979, abbiamo individuato nel Romanzo di Esopo il più completo e interessante parallelo alla lavanda dei piedi del Vangelo di Giovanni. Un parallelo, questo, che è normalmente ignorato dallesegesi. Ecco il testo nella traduzione di Bonelli e Sandrolini:
E lo condusse nella casa [il soggetto dellazione è lo schiavo Esopo], gli fece scaricare la legna, lo pagò e gli disse: "Zio, il mio padrone [Xanto] ti prega di restare a mangiare con lui; lascia dunque lasino nel recinto e sarà trattato con ogni riguardo". Il campagnolo entrò nella sala del banchetto, senza chiedere i motivi di quellinvito. Si introdusse così comera, sporco di fango, e con i calzari ai piedi. Xanto si chiese: "Sarebbe questo il tipo che bada solo ai fatti suoi?". E avendo notato che Esopo ne incensava le qualità, interpellò la moglie: "Mia signora, vuoi che Esopo riceva una bella lezione?" La moglie di Xanto rispose: "Te ne prego!" Xanto allora le propose: "Fa dunque come ti dico. Alzati e va e porta il catino allospite come se dovessi lavare i suoi piedi. E quello dal tuo portamento dignitoso riconoscerà che sei la padrona di casa e non permetterà che tu lo faccia, ma ti dirà Signora, non cè forse uno schiavo per lavarmi i piedi? Così mostrerà la sua natura di impiccione ed Esopo sarà fustigato". La moglie di Xanto, spinta dallodio che covava per Esopo, si cinse i fianchi (perizwsame/nh) di un panno di lino (le/ntion) e gettatosene un altro sulle spalle portò il catino allospite. Questi si accorse che si trattava della padrona di casa, ma pensò tra sè: "Xanto è filosofo: se avesse voluto che i miei piedi fossero lavati da uno schiavo lavrebbe ordinato. Se invece vuole farmi lonore di lasciare che sua moglie mi lavi i piedi, non voglio smentire la mia fama: non cercherò di intromettermi per sapere, ma tenderò i piedi perchè me li lavi". E una volta lavato, si sdraiò (Romanzo di Esopo, 61)10.
Questo testo fornisce il parallelo maggiore che sia stato finora trovato, sia dal punto di vista del contenuto, sia da quello letterario, per quanto riguarda gli aspetti concreti del rito del lavare i piedi di Gv 13, 1-20. Il Romanzo di Esopo infatti: 1. suppone che il lavare i piedi allospite sia un gesto tipico degli schiavi ("riconoscerà che sei la padrona di casa e non permetterà che tu lo faccia, ma ti dirà Signora, non cè forse uno schiavo per lavarmi i piedi?"); 2. parla dellasciugamano di lino degli schiavi, usando il medesimo termine, le/ntion, del Vangelo di Giovanni (Gv 13,4). Le concordanze notano che il termine è un hapax in Giovanni che non si