Mauro Pesce - Adriana Destro, «La lavanda dei piedi di Gv 13,1-20, il Romanzo di Esopo e i Saturnalia di Macrobio», Vol. 80 (1999) 240-249
The washing of the feet in John 13,1-20 is a ritual of inversion which transforms the ritual of receiving someone into one’s home, carried out by slaves and common to many cultures in the ancient world, into a ritual of admission to discipleship. Aesop’s Novel confirms that John 1,1-20 has to be set against the background of Graeco-Roman banqueting customs, especially as regards the slaves’ function and the use of the linen cloth (le/ntion) for washing feet. A parallel to the ritual of inversion in John 13 may be found in the feast of Saturnalia during which masters served their own slaves at table.
proposito: "Some information is missing at this point, since in the verses that follow the guest are already lying down". La spiegazione sta nel fatto che il gesto di Gesù è fuori posto, rispetto alluso consueto. È questo che conferisce alla lavanda di Gesù un carattere specifico sul quale si costruisce il significato nuovo che Gesù vuole trasmettere. Di ciò abbiamo a lungo discusso in passato25.
4. Gv 13,1-20 come rito di inversione e i Saturnalia di Macrobio
Nei nostri studi precedenti abbiamo sostenuto che la lavanda dei piedi descritta da Gv 13,1-20 è uno di quei riti che gli antropologi chiamano "riti di inversione di status"26. Al centro di questo rito di inversione campeggia certamente il ruolo dei discepoli come soggetti destinatari. Ciò risulta dalle due spiegazioni di Gesù stesso (Gv 13,6-11.12-17). In primo luogo, leffetto dellazione rituale di Gesù è di inserire i discepoli nella propria vicenda, facendo in modo che abbiano "parte" con lui mediante unazione che ha un effetto trasformativo (Gv 13,8: prima spiegazione). In secondo luogo, Gesù desidera che i discepoli capiscano quello che egli ha fatto loro con il rito e perciò pone la domanda: "sapete cosa vi ho fatto?" (Gv 13,12: seconda spiegazione). Il dativo "a voi" chiarisce senza ombra di dubbio che il rito è rivolto ai discepoli. Ciò non toglie, tuttavia, che esso sia rivolto anche a Gesù stesso. Ciò è vero per due motivi. Anzitutto, la lavanda dei piedi implica unazione che Gesù opera sulla propria persona. Egli compie gesti che hanno come luogo di manifestazione il suo stesso corpo. Cambia momentaneamente il proprio aspetto e si mostra esteriormente diverso. In secondo luogo, se fino al capitolo 12 Gesù era il rivelatore che compie segni (e va incontro ad un progressivo rifiuto), a partire dal capitolo 13 egli entra nella sua "ora", accetta cioè il destino della sua morte27.
Sulla lavanda dei piedi J. Neyrey ha scritto nel 1995 un articolo nel quale distingue due tipi diversi di riti: il "transformation ritual" (che avrebbe funzione trasformativa) e la "ceremony" (che avrebbe funzione essenzialmente conservativa). Nella sua interpretazione, lo strato più antico del Vangelo di Giovanni prevedeva un rito trasformativo che, invece, nei vv. 13,12-20 si tramuterebbe in "cerimonia"28. Qui ci limitiamo a mettere in luce la differenza principale del nostro contributo. A differenza di Neyrey, noi abbiamo individuato un tipo specifico di rito come modello interpretativo