Mauro Pesce - Adriana Destro, «La lavanda dei piedi di Gv 13,1-20, il Romanzo di Esopo e i Saturnalia di Macrobio», Vol. 80 (1999) 240-249
The washing of the feet in John 13,1-20 is a ritual of inversion which transforms the ritual of receiving someone into one’s home, carried out by slaves and common to many cultures in the ancient world, into a ritual of admission to discipleship. Aesop’s Novel confirms that John 1,1-20 has to be set against the background of Graeco-Roman banqueting customs, especially as regards the slaves’ function and the use of the linen cloth (le/ntion) for washing feet. A parallel to the ritual of inversion in John 13 may be found in the feast of Saturnalia during which masters served their own slaves at table.
della lavanda dei piedi in Gv 13, appunto il "rito di inversione", di cui J. Neyrey non parla.
La natura di rito di inversione di status deve essere ricordata qui perché, alla fine del suo breve articolo del 1993, Jan Sammer suggerisce un parallelo tra Gv 13,1-20 e riti dei Saturnali di cui racconta Macrobio. Scrive Sammer: "As on other occasions, Jesus was portraying the new order that would prevail in the Kingdom of God that he was about to inaugurate as was once true in the Kingdom of Saturn, there will be no distinction of master and slaves. The Romans used to celebrate their annual Saturnalia festival, held in memory of the long-gone Kingdom of Saturn, by having masters wait on their slaves at a celebratory feast (Macrobius, Saturnalia) in an effort to re-create, however briefly, the social conditions prevailing while Saturn was yet king. A new social order was also the basis of Jesus concept of the Kingdom of God, of which the Last Supper was but a foretaste"29.
Bisogna riconoscere a Sammer il merito di avere attirato lattenzione, anche in questo caso, su un passo importante per illustrare la lavanda dei piedi di Giovanni. Ciò non toglie che lutilizzazione che noi riteniamo corretto farne è abbastanza diversa da quella proposta da lui.
A questo scopo è bene ricordare i passi dei Saturnalia di Macrobio, a cui Sammer accenna senza però nè citarli, nè indicarli precisamente. Un primo passo è contenuto in Saturnalia I,7,26:
Regni eius tempora felicissima feruntur, cum propter rerum copiam, tum et quod nondum quisquam servitio vel libertate discriminabatur: quae res intellegi potest, quod Saturnalibus tota servis licentia permittitur30.
Il brano contiene due diverse informazioni. La seconda riguarda unusanza che Macrobio sembra considerare tuttora in vigore quando egli scrive (i Saturnalia sono databili intorno al 395 dellEra Comune)31. Ai suoi tempi, una delle caratteristiche della festa era che gli schiavi godevano di libertà "totale": tota servis licentia permittitur. La prima informazione, invece, consiste in una giustificazione teorica, quasi in una eziologia di questa usanza. Agli schiavi si concede libertà durante i Saturnali perchè nel regno di Saturno non cera ancora la schiavitù (quod nondum quisquam servitio vel libertate discriminabatur). Questa spiegazione prodotta nel IV secolo, tuttavia, ci sembra meno importante della effettiva prassi della festa, che è molto antica.
Macrobio si dilunga poi sul tema della schiavitù da I,10,22 a I,11,50. Il passo che ci interessa è anzitutto quello di I,7,36-37 (ed è probabilmente a questo che Sammer fa riferimento, pur senza citarlo):
dallesposizione delle cause a cui si ricollega lorigine di questa festa risulta evidente che i Saturnali sono più antichi della città di Roma,