Antonio Pitta, «Il “discorso del pazzo” o periautologia immoderata? Analisi retorico-letteraria di 2 Cor 11,1–12,18», Vol. 87 (2006) 493-510
Forced to defend himself from the slanders spread by his adversaries in Corinth
Paul accepts in 2 Cor 11,1–12,18 their challenge and draws a comparison situated
on the razor’s edge of the periautologia or of self-praise. More than being a fool’s
speech his discourse is an immoderate one and it stands up only because Paul’s
competitors lack measure and moderation. The main thesis of the section (2 Cor
11,5-6) announces an apology of Paul’s superiority which will be proved not by
means of verbose or empty elocution but by the facts: gratuity in evangelization,
ministerial relationships with Christ, visions and revelations, all of them balanced
by means of a paradoxical boasting in one’s own weakness.
Il “discorso del pazzo†o periautologia immoderata? 495
2 Cor 11,1–12,13 (9) oppure in 2 Cor 11,16–12,10 (10), in 2 Cor
11,16–12,18 (11) e in 2 Cor 11,22–12,10 (12). Forse per risolvere la que-
stione è opportuno distinguere la probatio retorica, con la quale Paolo
espone le prove della propria apologia (13), dal discorso vero e proprio,
a prescindere dalla pertinenza della sua definizione.
Secondo i trattati della retorica antica, la probatio di una comuni-
cazione apologetica o categorica dovrebbe essere collocata subito
dopo l’esordio e prima della refutatio delle accuse mosse dagli avver-
sari. Così Aristotele prescrive nel suo trattato: “Bisogna, sia nel di-
scorso deliberativo sia in quello giudiziario, comunicare prima con
l’esporre le proprie argomentazioni, in un secondo momento, invece,
rispondere a quelle avversarie, confutandole e screditandole. Se in-
vece l’opposizione è stata abbondante, bisogna prima confutare gli ar-
gomenti avversari…†(14). Poiché sono diverse le accuse rivoltegli da-
gli avversari (cf. 2 Cor 10,2.10), in 2 Cor 10–13 Paolo preferisce far
precedere l’elenco delle prove dalla confutazione apologetica (2 Cor
10,7-18) (15); ne risulta la seguente disposizione retorico-letteraria:
(9) BARNETT, Second Corinthians, 494-495; HARRIS, Second Corinthians,
729-730; HECKEL, Kraft in Schwachheit, 22 che distingue il discorso del pazzo in
termini lati (2 Cor 11,1–12,13) da quello propriamente tale (cf. 2 Cor
11,21b–12,10); G. HOTZE, Paradoxien bei Paulus. Untersuchungen zu einer ele-
mentaren Denkform in seiner Theologie (NF 33; Münster 1997) 167-168; K.-W.
NIEBUHR, Heidenapostel aus Israel. Die jüdische Identität des Paulus nach ihre
Darstellung in seinen Briefen (WUNT 62; Tübingen 1992) 112-113.
(10) MARTIN, 2 Corinthians, 357-362.
(11) H.G. SUNDERMANN, Der schwache Apostel und die Kraft der Rede. Eine
rhetorische Analyse von 2 Kor 10–13 (EH XIII 575; Frankfurt a. M. 1996) 45.
(12) LAMBRECHT, “The Fool’s Speechâ€, 306; ID., Second Corinthians (Sacra
Pagina 8; Collegeville 1999) 195; G. SEGALLA, “Struttura letteraria e unità della
2 Corinziâ€, Teologia 13 (1988) 208-209.
(13) Su 2 Cor 11,1–12,18 come probatio retorica cf. PETERSON, Eloquence
and the Proclamation of the Gospel in Corinth (SBL DS 163; Atlanta 1998),
104-139.
(14) Rhetorica 3,17,1418b. Sulla confutatio, nota anche come reprehensio,
refutatio, cf. inoltre Cicerone, De inventione, 1,42,78-96; Cornificio, Rhetorica
ad Herennium 1,10,18; Quintiliano, Instituio Oratoria 5,13,1-60. Per una tratta-
zione della confutatio nei trattati della retorica antica cf. J. MARTIN, Antike Rhe-
torik. Technik und Methode (München 1974) 124-137.
(15) Già H.-D. WENDLAND, Le lettere ai Corinzi (NT 7; Brescia 1976) 415
definiva, prima che si sviluppasse la metodologia del rhetorical criticism all’epi-
stolario paolino, la sezione di 2 Cor 10,1-18 come “confutazione delle accuse e
dell’arroganza degli avversariâ€. Da parte nostra, preferiamo distinguere l’esordio
generale di 2 Cor 10,1-6 dalla confutazione vera e propria di 2 Cor 10,7-18.